Il Ministero dell’Interno ha in previsione lo stanziamento di 5 milioni di euro per il 2019 e 15 milioni annuali per il periodo 2020-24 per finanziare l’installazione di sistemi di videosorveglianza negli asili e nelle case di riposo, oltre che nelle strutture socio sanitarie e assistenziali per anziani e disabili, siano esse residenziali, semiresidenziali o diurne. L’obiettivo è di assicurare a questi soggetti una “più ampia tutela”, come  previsto da un emendamento al decreto Sblocca cantieri.

Anche la Commissione europea si era espressa favorevolmente sul tema sostenendo che “l’installazione di sistemi di videosorveglianza per la protezione e la sicurezza di bambini e studenti nei centri per l’infanzia, negli asili nido e nelle scuole può essere legittima, purché siano rispettati i princìpi della protezione dei dati”.

Sullo stesso piano il Garante per la protezione dei dati personali nel 2013 quando aveva affermato che la  tutela dell’incolumità fisica dei minori deve essere considerata una “finalità senz’altro lecita” e che  “è di tutta evidenza che in Italia milioni di persone ogni giorno lavorano serenamente in ambienti videosorvegliati, grazie a tutti gli accorgimenti e le precauzioni del caso, senza che alcun loro diritto venga leso”. Parimenti la stessa Corte di Cassazione aveva già sentenziato che qualora i dipendenti pretino il loro consenso all’installazione delle telecamere non vi è alcuna violazione del diritto alla riservatezza.

Cosa prevede il disegno di legge per la videosorveglianza negli asili

Per quanto riguarda i dettagli del testo di legge sulla videosorveglianza negli asili e nelle case di riposo, l’art. 1 stabilisce la possibilità per gli asili nido e le scuole dell’infanzia di dotarsi di un sistema di telecamere criptate a circuito chiuso al fine di garantire la sicurezza dei minori nelle medesime strutture. Viene, inoltre, stabilito che le registrazioni del sistema di videosorveglianza sono visionabili esclusivamente da parte delle Forze dell’ordine e solo dietro formale denuncia di reato alle autorità nel pieno rispetto della normativa sulla privacy.

L’art. 2 prevede la possibilità per tutte le strutture assistenziali per anziani, per disabili e per minori in situazione di disagio, convenzionate o no con il Servizio sanitario nazionale, nonché per quelle gestite direttamente dalle aziende sanitarie locali a carattere residenziale e semiresidenziale di dotarsi di un sistema di telecamere criptate a circuito chiuso. Anche in questo caso le registrazioni  sono visionabili esclusivamente da Forze dell’ordine e solo dietro esplicita denuncia.

Nel testo si afferma anche la necessità che il sistema di videosorveglianza sia caratterizzato da un sistema efficiente di sicurezza dotato di telecamere criptate a circuito chiuso in modo da evitare il rischio di incorrere in sistemi di controllo a distanza ritenuti illeciti. In particolare, all’art. 3 viene stabilito che le immagini riprese dalle telecamere siano automaticamente cifrate, al momento dell’acquisizione, già all’interno delle medesime telecamere. Inoltre, il flusso di dati cifrati in output dalle telecamere, sprovviste di dispositivi di comunicazione con risorse esterne, viene trasmesso via cavo ethernet o con soluzione wi-fi cifrata a un server interno che non è configurato per la connessione alla rete internet, questo anche per evitare il rischio di atti di pirateria informatica. Di fatto, la visione in chiaro delle immagini è preclusa a tutti, con la sola eccezione dell’autorità inquirente: ciò rende questa tecnologia, già in uso in diversi asili privati, del tutto imparagonabile a precedenti soluzioni già bocciate dal Garante per la protezione dei dati personali.

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